A Termoli 2 centrali di idrogeno 80 volte più grandi di quelle di Fukushima: “Progetto allarmante”

Assemblea pubblica a Termoli per discutere del progetto ‘Eolico Offshore Molise’
“Assolutamente favorevoli alle energie alternative purché compatibili con le altre economie presenti sul territorio: pesca, turismo e trasporti”. Queste le parole pronunciate da Laura Venittelli, presidente dell’associazione Casa dei diritti, nell’assemblea pubblica che si è svolta questo pomeriggio, venerdì 28 aprile presso l’Auditorium dei santi Pietro e Paolo a Termoli. In campo, oltre a Casa dei diritti anche diverse altre associazioni quali Assonautica Campobasso, MM, Lipu, Movimento Agricoltori Molise, I discoli del Sinarca, Consorzio Termolisemare, AIAB, Circolo Nautico Termoli, Federcoopesca Molise, Konsumer. Una adunanza pubbliche che segue quelle già svolte a Guglionesi, Petacciato, Montenero e Campomarino per informare i cittadini e dare spazio agli interventi del pubblico. “Il progetto ‘Eolico Offshore Molise’, in pratica, prevede la chiusura di tutta la costa molisana -ha continuato la Venittelli- Una chiusura per 40 anni che non porterà nulla al popolo molisano. Nessuna riduzione sulle bollette, nessun benefit. Ma quel che è ancora più grave è la presenza delle due grandi centrali a idrogeno. Progetto, questo, che rompe in maniera definitiva qualsiasi ipotesi di sviluppo della zona Rio Vivo Marinelle”.
Sulla stessa scia il presidente di Assonautica, Montesanto. “Progetto mastodontico che andrebbe a chiudere completamente il nostro mare. EOM prevede un parco eolico con 120 aerogeneratori, esteso su uno specchio di mare di 295 kmq – maggiore della superficie di Montenero, Petacciato, Termoli e Campomarino messi insieme – che verrebbe interdetto alla pesca ed alla navigazione. Attualmente il Molise produce elettricità per circa 3.000 GWh e ne consuma mediamente 1.350 GWh. EOM promette di aggiungere alla produzione regionale 5.400 GWh. Di questa produzione incrementale, 3.000 GWh verrebbero ceduti alla RTN (Rete di Trasmissione Nazionale) dell’elettricità, mentre i restanti 2.400 GWh alimenterebbero un enorme impianto per la produzione dell’idrogeno molecolare, da ubicare nel nucleo industriale di Termoli.
“A Fukushima -ha spiegato Andrea Montesanto- si trova il più grande impianto al mondo per la produzione di idrogeno alimentato da una centrale fotovoltaica da 20 MW. A Termoli, secondo il progetto, le due centrali che sorgerebbero a Rio Vivo sarebbero grandi 80 volte quelle di Fukushima”. Inquietante è anche l’opacità di chi sia l’investitore. La società che ha presentato il progetto, Maverick srl, ha un capitale di 2.500 euro ed è detenuta da Green Bridge srl, con 10.000 euro di capitale. Le due società non hanno dipendenti e fanno capo al sig. R. L., residente a Vasto. È legittimo chiedersi chi ci sia dietro un investimento dichiarato di 5,5 miliardi di euro e, ammesso 2 di 2 che esista, che natura hanno i capitali che verrebbero investiti. Maverick srl appare inadeguata non solo sul piano patrimoniale, ma anche tecnico; infatti la parte del progetto EOM riferita all’eolico è stata fotocopiata dal progetto presentato in precedenza dalla società Iron Solar srl nel Basso Adriatico. Le differenze tra il progetto originale e quello copiato consistono nel fatto che l’originale prevede 35 aerogeneratori (non 120) e naturalmente sono state cambiate le carte nautiche ed alcuni toponimi (il porto di assemblaggio degli impianti nell’originale è Brindisi, nella copia Vasto).
IN ALTO L’INTERVISTA A LAURA VENITTELLI E ANDREA MONTESANTO