Anche da Termoli il grido accorato: “No alla guerra”

L’appello arriva dal presidio organizzato da Termoli Bene Comune – Rete della Sinistra in corso Nazionale, all’angolo di via Adriatica

È l’appello che arriva dal presidio organizzato da Termoli Bene Comune-Rete della Sinistra contro la guerra che si è tenuto oggi, 3 marzo, a Termoli, in Corso Nazionale angolo via Adriatica. “E’ l’ora di alzare la voce contro il fragore delle bombe, contro la logica suicida delle armi, contro la possibilità che i nostri soldati siano mandati a rischiare la vita in questo assurdo gioco imperialista.

La nostra Costituzione ripudia la guerra, la Nato non può e non deve intervenire in conflitti che non riguardano le potenze che ne fanno parte, e se condanniamo senza se e senza ma l’invasione operata da Putin non possiamo però tacere sulle ingerenze americane e sul folle ampliamento ad est dell’Alleanza Atlantica, la cui esistenza è ormai priva di senso. E ci rifiutiamo di pensare che siano esaurite le vie del dialogo e della mediazione, così come ci rifiutiamo di tornare alla logica dei due blocchi contrapposti degli anni ‘50.

Davanti alle scene terribili di questi due giorni, davanti all’esodo di migliaia di persone costrette alla fuga, davanti alla catastrofe umanitaria che come sempre accompagnerà i giochi dei potenti, è nostro dovere morale gridare forte “No alla guerra” e scegliere di stare dalla parte della pace. Che non è mai quella del più forte, quella del profitto economico, quella dei cinici calcoli della convenienza politica. Noi scegliamo il bellissimo slogan degli studenti milanesi: “La vostra guerra, i nostri morti. Né con gli imperi né con la Nato”.

Se poi vogliamo capire di chi è davvero la colpa della guerra, basta pensare che dal 2000 la spesa militare globale è raddoppiata e che il bilancio del nostro Ministero della Difesa per quest’anno sfiora i 26 miliardi. Il 64% della nostra spesa per le missioni militari è collegato a operazioni per la difesa delle fonti fossili. La colpa della guerra è dunque prima di tutto di chi fa politica con le armi; e contemporaneamente fa la guerra anche al nostro pianeta e al futuro dei nostri giovani”.