Anno nuovo cassa integrazione vecchia alla Fca. Il futuro legato alla GigaFactory

Il segretario della Uilm Guida: “Si inizia come era finito il 2021 con due terzi dello stabilimento in stop produttivo. Non abbiamo chiari i tempi del piano industriale che riguarderà Termoli. E in più c’è incertezza anche sulla transizione ecologica”
Anno nuovo incertezze vecchie alla Fca di Termoli dove continua il trend della cassa integrazione. Anche per gennaio sarà esteso lo stop produttivo a quasi tutto lo stabilimento di contrada Rivolta del Re.
A pesare, come già accaduto nell’ultima parte del 2021, è la crisi dei microchip che sta mettendo in ginocchio tutto il comparto dell’automotive e, allo stesso tempo, anche la mancanza di una programmazione a lungo termine per quello che riguarda il rilancio industriale e la transizione ecologica.
A Termoli la GigaFactory, “sì ma quando?”
Sotto la lente dei sindacati e dei lavoratori va a finire la realizzazione della GigaFactory che è stata annunciata in estate e che dovrebbe toccare appunto lo stabilimento termolese.
L’incertezza, però, è tutta relativa ai tempi di realizzazione. “L’anno nuovo in realtà inizia come è finito quello vecchio – afferma il segretario della Uilm, Francesco Guida – con la richiesta di cassa integrazione per l’area motori e per quella dei cambi.
Due terzi dei lavoratori sonno in cassa integrazione. L’unica area che continua a lavorare è quella dei motori premium T4 e V6 mentre soffre l’area del cambio sia per la crisi dei microchip sia perché si tratta di un prodotto obsoleto”.
L’attesa, quindi, è quella di conoscere “con ansia il piano industriale definitivo e la partenza dei lavori della GigaFactory.
Siamo rimasti all’ultima dichiarazione dell’8 luglio dell’amministratore delegato che definiva Termoli la conversione ecologica ma da quella data ad oggi non ci sono stati sviluppi. In questo momento, però, per avere serenità c’è bisogno di capire e conoscere la partenza dei lavori”.
Transizione ecologica, “ma con quali modalità?”
Sotto la lente anche un tema sicuramente di più ampio respiro sul quale, però, la politica italiana sarà chiamata a confrontarsi presto o tardi: la transizione ecologica.
Tutti ne parlano ma nessuno pare avere un orientamento chiaro in merito. E’ da questo orientamento che, però, potrebbe dipendere il futuro del settore automotive come lo conosciamo attualmente.
Perché investire sull’elettrico come forma di mobilità potrebbe mettere ulteriormente in crisi i vecchi modelli industriali con l’Italia che, forse, non è pronta a fare del tutto la sua parte.
“Si tratta di un punto delicato – ha proseguito Guida – perché non vediamo una visione politica di lungo respiro sulla transizione ecologica e la mobilità del futuro.
Lo scorso anno è stato fatto un tavolo sull’auto che non ha portato a nulla di concreto se non a qualche labile incentivo.
Crediamo, però, che vadano fatti dei discorsi a lungo raggio soprattutto relativamente a che tipo di mobilità vogliamo avere e a come intendiamo produrre energia”. (Mic. Bev.)