“Blue Marine III”, gli indagati non rispondono alle domande del giudice

Difesi dall’avvocato termolese Pino Sciarretta si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso della convalida dell’arresto. Secondo la ricostruzione l’organizzazione utilizzava racket ed intimidazioni per imporre i servizi di security sui locali della costa molisana
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere gli indagati arrestati nell’ambito dell’operazione “Blue Marine III” che ha portato i militari di carabinieri e Guardia di Finanza a sgominare una presunta organizzazione criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, all’intimidazione e al racket per imporre i servizi di security sui locali del Basso Molise.
Gli indagati, tutti residenti a Vasto e San Salvo ma per la maggior parte di origini albanesi, difesi dall’avvocato Pino Sciarretta di Termoli hanno deciso di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari nel corso dell’interrogatorio di garanzia per la convalida dell’arresto.
Il legale ha richiesto la revoca della misura cautelare per i suoi assistiti.
Dall’operazione “Evelin” ai nuovi 20 arresti
Le indagini, avviate nel 2019, costituiscono il naturale prosieguo dell’operazione “Evelin” coordinata anch’essa dalla D.D.A. de L’Aquila, che nel 2018 avevano portato, sempre l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza di Chieti, all’esecuzione di 20 Ordinanze di Custodia Cautelare nei confronti di diversi soggetti, correlati alla criminalità albanese, accusati di traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi, operanti prevalentemente nell’area di Vasto e San Salvo.
“La complessa ed articolata attività di indagine – affermano gli inquirenti – ha consentito di individuare, monitorare e contrastare una diversa associazione criminale, sempre di estrazione albanese, che originariamente risultava in contrapposizione con quella smantellata con l’operazione “Evelin” e che, in un secondo tempo ne aveva preso il posto nello stesso territorio abruzzese monopolizzando in forma esclusiva e sistematica il traffico e lo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed eroina, anche attraverso la disponibilità e l’utilizzo delle armi.
I canali privilegiati di approvvigionamento della sostanza stupefacente sono risultati essere in Calabria, attraverso accertati rapporti con esponenti delle “‘ndrine” operanti nell’area di Vibo Valentia, nonché in Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo. Lo stupefacente veniva poi redistribuito a livello locale da una moltitudine di soggetti – di nazionalità albanese ed italiana.
L’attività investigativa ha consentito di individuare e riscontrare, da un lato, le posizioni dei singoli indagati rispetto all’organizzazione in esame e, dall’altro, di acquisire importanti elementi relativi alla gestione di molteplici attività commerciali formalmente lecite, ma di fatto finanziate dai rilevanti introiti economici derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti.
Trattasi prevalentemente di bar, negozi di ortofrutta, concessionarie di automobili, video lottery, sale slot e servizi di scommesse, tutti luoghi idonei e strumentali a consentire anche il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti.
Le ‘mani’ sulla gestione dei servizi di sicurezza sulla costa molisana
Non meno importante è il ruolo svolto dall’associazione criminale nel controllo e nella gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni presenti lungo la costa meridionale abruzzese e dell’alto Molise, attraverso vere e proprie estorsioni sistematiche attuate nei confronti dei proprietari con anche l’uso di armi e materiali esplodenti, condotte queste che hanno determinato il P.M. prima e il G.I.P. successivamente ad ascrivere ai membri dell’associazione criminale l’aggravante del metodo mafioso di cui all’art. 416 bis 1 del C.P..
Imponente il materiale investigativo raccolto dagli inquirenti attraverso una capillare e ramificata attività di captazione di conversazioni telefoniche, supportata da servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati, osservazioni video ed analisi del traffico telefonico storico, che ha portato all’individuazione dei canali di approvvigionamento degli stupefacenti, nonché della rete di smercio degli stessi, alla ricostruzione, altresì, dell’organigramma del sodalizio, anche in riferimento alle basi logistiche, alla ripartizione dei compiti, ai ruoli di ciascun associato, alle modalità di custodia e cessione dello stupefacente.
La predisposizione all’intimidazione
L’attività d’indagine ha permesso di evidenziare, inoltre, parallelamente ad una inarrestabile evoluzione criminale della struttura associativa, una serie di manifestazioni, oltremodo inquietanti, denotanti una fisiologica predisposizione all’intimidazione, attraverso l’esecuzione di attentati incendiari e danneggiamenti posti in essere tra le fazioni che si contendono l’egemonia per la gestione del servizio di “security” all’interno dei locali della costa abruzzese e molisana, con continui e plateali comportamenti violenti perpetrati dalla componente albanese tesi ad imporre l’egemonia territoriale.
Lo scenario investigativo si è dipanato partendo da una attenta valutazione circa le frequentazioni e le dinamiche che si sono sviluppate presso un bar di San Salvo (CH) che costituiva la principale base operativa e cabina di regia del sodalizio criminale. Per tali ragioni, tra le misure odierne emesse dall’A.G. procedente è stato disposto anche il sequestro preventivo del predetto esercizio commerciale.