Carenza di personale al San Timoteo: “Diritto alle cure non pervenuto”

Il commento della consigliera comunale di Termoli Bene Comune, Marcella Stumpo

“Scriveva il grande Eugenio Montale in una sua celebre poesia:”Non chiederci la parola che squadri da ogni lato…”. Ecco, leggendo oggi della chiusura del blocco operatorio al San Timoteo per mancanza di anestesisti vengono in mente proprio questi versi: nessuno ci chieda oggi parole, perché siamo rimasti davvero senza, di fronte a questo ennesimo colpo di piccone inferto scientemente per sgretolare del tutto le povere macerie della sanità bassomolisana”.

E’ quanto affermato dalla consigliera comunale di Termoli Bene Comune, Marcella Stumpo. Sotto la lente la nuova carenza di personale al San Timoteo.

“Appare superfluo ripetere ciò che come Rete della Sinistra abbiamo in questi anni gridato fino a non avere più voce, in difesa del diritto costituzionale alle cure che di fatto viene negato ai circa 100.000 cittadini bassomolisani.

Né rassicurano le affermazioni dell’ineffabile signor Florenzano circa la ripartizione dei 7 nuovi anestesisti vincitori di concorso che dovrebbero arrivare a breve. Come al solito, lui dice che saranno ripartiti tra Campobasso, Termoli e Isernia in base al principio di maggiore necessità.

Ora, sappiamo bene che da sempre il diritto di Termoli e dei paesi limitrofi a servizi, finanziamenti, attrezzature di ogni genere (in specie sanitarie) risulta molto difficile da far riconoscere ai decisori locali, siano essi amministrativi o sanitari; e dunque tendiamo ad essere molto pessimisti circa la reale possibilità che si voglia finalmente cominciare a porre rimedio alle ormai tragiche carenze del San Timoteo, unico presidio ospedaliero a disposizione del Basso Molise.

Sia chiaro, non ne facciamo certo una questione di campanilismo sciocco, le nostre lotte sono sempre partite dalla richiesta di ricostruzione della sanità regionale in toto e per tutti i cittadini; ma è innegabile che chissà perché, le necessità di altre zone sono sempre più necessarie, primarie, imprescindibili…

Che dire, allora? Più nulla. Siamo convinti che sia piuttosto ora di chiedersi che fare. Scegliere tra il rimboccarsi le maniche, farsi carico del proprio ruolo di cittadini portatori di diritti ed esigere il rispetto della propria dignità e della propria vita con forza e con ogni mezzo lecito (sottolineiamo ogni), in primis l’esercizio del voto; o accettare coscientemente lo status di cittadino di serie B, ed emigrare altrove non più solo per trovare lavoro, ma per trovare cura e assistenza degne di questo nome.

Per parte nostra, abbiamo già scelto. La prima opzione.

E se saremo in tanti a farlo, forse i responsabili di tanto scempio saranno finalmente messi in condizione di non nuocere più a questa terra. E dovranno rendere conto di tanta incapacità, o meglio di tanta volontà di distruzione”.