Don Benito incontra i ragazzi dell’Alberghiero per ‘fare antimafia sociale’

Don Benito incontra i ragazzi dell’Alberghiero per ‘fare antimafia sociale’

Don Benito Giorgetta ha presentato agli studenti dell’Istituto alberghiero ‘Federico di Svevia’ di Termoli il suo libro ‘Passiamo all’altra riva’

E’ stato don Benito Giorgetta con il suo libro ‘Passiamo all’altra riva’ l’ospite dell’ultima giornata del ciclo di eventi intitolato ‘Incontro con l’autore’ che si è svolto questa mattina, mercoledì 25 gennaio, all’Istituto alberghiero ‘Federico di Svevia’ di Termoli. Fare “pensiero antimafioso, fare una scuola antimafia e fare antimafia sociale sul territorio italiano”: è l’obiettivo che si prefigge don Benito Giorgetta con il suo libro dove dialoga con il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, un tempo elemento di spicco della ‘Ndrangheta.

Con prefazione di Papa Francesco e postfazione di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera”, l’opera è stata presentata agli studenti di diverse classi tra terze e quarte che hanno ascoltato con attenzione e molto interesse le parole di Don Benito. A moderare l’incontro il giornalista Emanuele Bracone. Presente anche la dirigente scolastica Maria Chimisso. 

“Il volume -si legge nella presentazione- cerca di entrare, con discrezione, nel terreno accidentato di chi ha praticato la violenza producendo morte e divisioni, avendo fatto della logica mafiosa il suo stile di vita. Le domande poste all’ex mafioso ed ora collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, offrono ad ognuno, attraverso le sue risposte sincere e stimolanti, la possibilità di farsi un’idea di cosa significhi vivere in terre, famiglie e contesti nei quali la mafia ha sempre dominato e spadroneggiato”.

Un libro che racconta pertanto il passaggio all’altra sponda, perché “non tutto è perduto quando si sbaglia. Ci si può spogliare da ogni passato. È possibile redimersi”. Da qui la volontà di “accendere una scintilla per fare antimafia, per seminare la cultura della non violenza, perché per tutti c’è sempre una possibilità di reviviscenza. Anche la fragilità umana può diventare cattedra di vita vissuta, mediante un processo di purificazione e nuova integrazione”. 

“Non solo fare una denuncia di malavita -ha detto Don Benito ai ragazzi- ma accendere soprattutto una speranza: passare all’altra vita con un cambiamento di condotta, di veduta, di cultura, risurrezione da ogni tipo di morte che si è avvertita in sé stessi. I giovani di oggi vivono sommarsi  in un mondo virtuale. Devono prendere consapevolezza attraverso una azione di approfondimento di come realmente va la società di oggi. Dobbiamo far emergere la vera consapevolezza del mondo reale nel quale si vive”. Dello stesso parere la preside Chimisso: “Il messaggio che noi vogliamo mandare agli studenti ha lo scopo di dire ai ragazzi di prestare massima attenzione perchè la criminalità organizzata è dovunque nella società. Sono fenomeni che dobbiamo contrastare per avere una società migliore”.