Droga, armi ed intimidazioni per controllare i servizi di security nei locali molisani

Nuovi dettagli a seguito del maxi blitz tra Vasto e San Salvo che ha portato all’arresto di 20 persone, e al sequestro di un bar e diverse attività commerciali. Contestato anche il reato di metodo mafioso
Venti ordinanze di custodia cautelare di cui 18 in carcere e 2 ai domiciliari e il sequestro preventivo di un bar e altre attività commerciali.
Sono questi i risultati del blitz che è stato effettuato all’alba di oggi, 24 gennaio, tra Vasto e San Salvo, proprio al confine con il Molise. (QUI LA PRIMA NOTIZIA)
Ad entrare in azione oltre 150 militari tra Guardia di Finanza e Carabinieri al termine di una attività di indagine durata un paio di anni e condotta dalla Dia dell’Aquila nei confronti degli appartenenti ad una organizzazione criminale composta prevalentemente da soggetti di etnia albanese dedita al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti e ad attività estorsive – condotte anche mediante l’utilizzo di forme violente e con l’ausilio delle armi – operante nell’area del Vastese.
Le misure restrittive sono state emesse dal G.I.P. presso il Tribunale de L’Aquila dr. Marco Billi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nella persona del Procuratore Capo dr. Michele Renzo e del Sostituto Procuratore Dr. Stefano Gallo.
Molti degli indagati sono difesi dall’avvocato penalista termolese Pino Sciarretta. Il presunto vertice dell’associazione criminale si sarebbe costituito proprio nella mattinata di oggi.
Dall’operazione “Evelin” ai nuovi 20 arresti
Le indagini, avviate nel 2019, costituiscono il naturale prosieguo dell’operazione “Evelin” coordinata anch’essa dalla D.D.A. de L’Aquila, che nel 2018 avevano portato, sempre l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza di Chieti, all’esecuzione di 20 Ordinanze di Custodia Cautelare nei confronti di diversi soggetti, correlati alla criminalità albanese, accusati di traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi, operanti prevalentemente nell’area di Vasto e San Salvo.
“La complessa ed articolata attività di indagine – affermano gli inquirenti – ha consentito di individuare, monitorare e contrastare una diversa associazione criminale, sempre di estrazione albanese, che originariamente risultava in contrapposizione con quella smantellata con l’operazione “Evelin” e che, in un secondo tempo ne aveva preso il posto nello stesso territorio abruzzese monopolizzando in forma esclusiva e sistematica il traffico e lo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed eroina, anche attraverso la disponibilità e l’utilizzo delle armi.
I canali privilegiati di approvvigionamento della sostanza stupefacente sono risultati essere in Calabria, attraverso accertati rapporti con esponenti delle “‘ndrine” operanti nell’area di Vibo Valentia, nonché in Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo. Lo stupefacente veniva poi redistribuito a livello locale da una moltitudine di soggetti – di nazionalità albanese ed italiana.
L’attività investigativa ha consentito di individuare e riscontrare, da un lato, le posizioni dei singoli indagati rispetto all’organizzazione in esame e, dall’altro, di acquisire importanti elementi relativi alla gestione di molteplici attività commerciali formalmente lecite, ma di fatto finanziate dai rilevanti introiti economici derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti.
Trattasi prevalentemente di bar, negozi di ortofrutta, concessionarie di automobili, video lottery, sale slot e servizi di scommesse, tutti luoghi idonei e strumentali a consentire anche il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti.
Le ‘mani’ sulla gestione dei servizi di sicurezza sulla costa molisana
Non meno importante è il ruolo svolto dall’associazione criminale nel controllo e nella gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni presenti lungo la costa meridionale abruzzese e dell’alto Molise, attraverso vere e proprie estorsioni sistematiche attuate nei confronti dei proprietari con anche l’uso di armi e materiali esplodenti, condotte queste che hanno determinato il P.M. prima e il G.I.P. successivamente ad ascrivere ai membri dell’associazione criminale l’aggravante del metodo mafioso di cui all’art. 416 bis 1 del C.P..
Imponente il materiale investigativo raccolto dagli inquirenti attraverso una capillare e ramificata attività di captazione di conversazioni telefoniche, supportata da servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati, osservazioni video ed analisi del traffico telefonico storico, che ha portato all’individuazione dei canali di approvvigionamento degli stupefacenti, nonché della rete di smercio degli stessi, alla ricostruzione, altresì, dell’organigramma del sodalizio, anche in riferimento alle basi logistiche, alla ripartizione dei compiti, ai ruoli di ciascun associato, alle modalità di custodia e cessione dello stupefacente.
La predisposizione all’intimidazione
L’attività d’indagine ha permesso di evidenziare, inoltre, parallelamente ad una inarrestabile evoluzione criminale della struttura associativa, una serie di manifestazioni, oltremodo inquietanti, denotanti una fisiologica predisposizione all’intimidazione, attraverso l’esecuzione di attentati incendiari e danneggiamenti posti in essere tra le fazioni che si contendono l’egemonia per la gestione del servizio di “security” all’interno dei locali della costa abruzzese e molisana, con continui e plateali comportamenti violenti perpetrati dalla componente albanese tesi ad imporre l’egemonia territoriale.
Lo scenario investigativo si è dipanato partendo da una attenta valutazione circa le frequentazioni e le dinamiche che si sono sviluppate presso un bar di San Salvo (CH) che costituiva la principale base operativa e cabina di regia del sodalizio criminale. Per tali ragioni, tra le misure odierne emesse dall’A.G. procedente è stato disposto anche il sequestro preventivo del predetto esercizio commerciale.
Si apre ora, dinanzi alle Autorità giudicanti, la fase più propriamente processuale, nel corso della quale la significatività degli indizi raccolti nel corso delle indagini dovrà essere confermata o smentita”.