Pompei tra sensualità ed arte nel viaggio dell’Archeoclub di Termoli

di Luigi Pizzuto
Un viaggio a tutto campo nel mondo di un sapere luminosissimo. Sempre vivo nel groviglio di una vita che negli scavi di Pompei visibilmente s’accende. Sorprende e puntualmente rivive vivacemente. Grazie alle migliaia di turisti ovunque s’impone nelle vie fin di prima mattina. In una dimensione scenica fantasmagorica che sa, appunto, di tanta magìa. Gli dei sono tutti in piedi accanto alle colonne mozze o intere. Scuri ma felici in viso. Coloratissimi nei santuari divini. Beati sulle are, al centro degli affreschi, nei templi, tra i lunghi colonnati e nelle domus più misteriose per rievocare i fasti di ieri. Al momento della visita dei soci dell’Archeoclub di Termoli, condotta con passione da Luisa e Gabriella, due simpaticissime guide napoletane, cresce sotto il sole il calore di questo mondo meraviglioso. La città è aperta ad ogni desiderio dell’uomo. L’intreccio tra le due sfere, divina e umana, è forte. E’ raffinato. In terra si abbraccia. E’ pieno d’arte. La bellezza è a portata di mano. Si mescola tra i gruppi che sostano e alla folla che passa come una fiumana lungo il cardo e il decumano. In questa splendida isola urbana, tra le vigne, il manto verde fitto fitto dei monti, che, a cascata, pare caderci addosso, e la visione da cartolina senz’altro più bella del Vesuvio, autentico segnalibro sull’ampio Foro, il sole brilla sulle migliaia di visitatori. Tra passato, presente e l’immensa schiera tumultuosa di passi cadenzati sulla breccia più sottile, la vita della città dissepolta si fa sentire. Si anima come non mai. Riemerge d’incanto l’impronta felice di uno scenario pieno di magìa. Qui riluccica l’antico con idee innovative. Si tratta di un set spontaneo che colpisce. Il fluire dei turisti è animato da copricapi variopinti. Da cappelli nelle fogge più diverse, come si può notare dalle immagini, e da attori inconsapevoli che portano ombrelli a spicchi o a tinta unita, coloratissimi. Prototipi di una bellezza dalla pelle bianca. Appartenenti ad una diversità che non discrimina, ma unisce tutti quanti. Il ritmo dei giorni a Pompei è così. Si eterna con i valori più belli. Grazie all’amore del mondo intero. E’ la meraviglia di una città stracolma di arte e di sensibilità che ammaliano le stanze del cuore. Stranamente si svuota di ogni cattiveria. Pompei è luogo d’incontro di lingue e culture diverse. Non smette mai di regalare buone notizie. Né nuove scoperte. Ascoltiamo con curiosità i toni espressivi. Si cammina tra la folla con piacere all’insegna della gioia e del sorriso. E’ il sottofondo più bello di tante voci emotive. Questo ineguagliabile capolavoro a cielo aperto proposto da Oscar De Lena, presidente dell’Archeoclub di Termoli, è stato apprezzato molto dai soci, che, in tanti, anche in tale occasione, non hanno rinunciato a questa significativa opportunità culturale. Davvero speciale il percorso seguito in mattinata. In primis visita alle preziose testimonianze di vita popolare impresse nei vicoli, sulle strade, nelle domus, nelle taberne, nei mosaici, nelle iscrizioni e nelle pitture ben conservate, prima di raggiungere i monumenti simbolo, come il Santuario di Apollo, il Foro, la Palestra e l’antichissimo anfiteatro che nel suo silenzio ha accolto il film concerto del gruppo rock inglese dei Pink Floyd. Tanta curiosità hanno suscitato i calchi lungo il percorso. In particolare quello esposto in Via dell’Abbondanza, la strada principale completamente sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Interessante lo studio di un’iscrizione rinvenuta in una domus che sposta di due mesi la data dell’evento catastrofico. Dal 24 agosto al 24 ottobre. Tra le domus interessante la visione della bottega dove sul piano marmoreo del “banco a elle” si vendeva ogni tipo di prelibatezza. Una sorta di “tavola calda” scoperta di recente. Ricca di anfore, di illustrazioni e di immagini pubblicitarie. Ben affrescata, con un cane dipinto visibile alla clientela e ai passanti. Tra i tanti ambienti cittadini non è venuta meno l’attenzione al Lupanare situata in Insula XII, 18. Qui al popolo minuto, a basso prezzo, veniva offerta ogni tipo di prestazione sessuale. Sui muri sono affrescate immagini erotiche indicanti il tipo di offerta delle ragazze. Il bordello è segnalato da un fallo scolpito sulla strada e sulla facciata. Per non dare nell’occhio si usciva dal regno del piacere da una porta secondaria. Spesso l’indicazione veniva accompagnata dalla scritta latina “Hic habitat felicitas”, “Qui abita la felicità”. Dulcis in fundo nel pomeriggio visita alla Villa di Poppea situata nell’antica città romana di Oplontis. Si tratta di una lussuosa villa sul mare. Nota per i suoi affreschi. Il trionfo del rosso vesuviano viene assicurato nei tanti ambienti geometrici e nei lunghi colonnati disegnati da mani esperte. Un unicum. Impreziosito da finte aperture spaziali, sottili profondità e da visioni prospettiche in lontananza. Decorazioni che insomma non ti aspetti mai. In questo attraente itinerario di intimità respira il solco dei piaceri in una natura morta, frutta, coppe, in un pavone dalla lunga coda che fuoriesce dalla cornice. Nelle maschere teatrali traspare il senso dell’enigma. A distanza di duemila anni s’intuiscono apertamente i desideri, il culto del corpo, i valori dell’abitare e l’amore per l’ambiente. Affreschi tutti di pregevole fattura. L’immagine monumentale del calco di una finestra, di una porta, di una trave e di un grazioso porticato di colonne, piuttosto scuro e grigio, riaccende nuovamente il volo della fantasia. Si apre un nuovo capitolo. La voglia di sapere è tanta. Brilla il racconto su Pompei. Ma non si ferma qui. Sotto la lava c’è ancora tanto da scoprire.