Processo in Vaticano, il caso su Report: “Come sono stati spesi i soldi dell’Obolo di San Pietro?”

Calendarizzata la prossima udienza del caso che vede tra gli indagati anche il broker molisano, Gianluigi Torzi. Probabile la riunificazione dei due filoni dell’inchiesta
“Come sono stati spesi i soldi dell’obolo di San Pietro?”. Finisce su Report il caso relativo agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato Vaticana a Londra.
“Come sono stati spesi i soldi dell’obolo di San Pietro? E’ iniziato in Vaticano il processo alti cardinali, prelati, monsignori e broker spregiudicati. Seguendo la pista dei soldi – si legge nel lancio che la trasmissione ha fatto sul suo profilo Facebook – si arriva anche ai politici”.
Nel frattempo è stata calendarizzata al 18 febbraio la prossima udienza del processo in Vaticano che vede tra gli imputati anche il broker termolese Gianluigi Torzi.
Stando a quanto si legge su Agensir, l’agenzia di stampa Vaticana, l’udienza che si è svolta nella giornata di ieri, 25 gennaio, è durata appena 40 minuti.
Si tratta della sesta udienza del processo in corso sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Gli imputati erano tutti assenti, compreso il cardinale Angelo Becciu, che era stato sempre presente nelle udienze precedenti.
Il presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei vaticani – si è scusato per il ritardo dell’inizio dell’udienza di più di due ore, dovuto – ha spiegato “ad un contrattempo dipeso dal fatto che nella mattinata di oggi c’è stato il deposito, da parte dell’Ufficio del promotore di giustizia, delle richieste di citazioni a giudizio per le posizioni rimaste sospese precedenti udienze a causa del rinvio degli atti inviate allo stesso Ufficio, e che erano state precedentemente stralciate.
Il presidente Pignatone ha firmato il decreto di citazione e ha fissato questo nuovo rinvio a giudizio alla data del 18 febbraio prossimo. In quella stessa data, ha detto, “riuniremo i due tronconi del processo”.
Le citazioni a giudizio in questione vengono depositate contestualmente oggi alle parti, accompagnate da alcune pagine di motivazioni. In particolare, sussiste il rinvio a giudizio per tutti gli imputati che erano stati stralciati (Mincione, Tirabassi, Squillace e mons. Mauro Carlino).
Il cardinale Becciu va a giudizio per il reato per cui era stato stralciato (subornazione di testimone), mentre per Tommaso Di Ruzza viene archiviato il reato di peculato e restano in piedi gli altri capi di accusa.
L’avvocato di Becciu, Fabio Viglione, ha parlato di “nullità radicale e assoluta” del rinvio a giudizio per il suo assistito a causa di un “omesso deposito degli atti e documenti informativi, un’amplissima parte dei quali ancora mancanti”.
Per quanto riguarda l’interrogatorio di mons. Perlasca, secondo l’avvocato sono stati depositati solo 31 dispositivi informatici e a causa di questo mancato deposito, avvenuto il 23 dicembre scorso, “si configura una nuova nullità che non è stata mai eccepita prima”.
L’altro avvocato del card. Becciu, Maria Concetta Marzo, ha contestato in particolare uno degli interrogatori di mons. Perlasca, quello del 23 novembre 2020, in cui a suo dire si mette in discussione la moralità del porporato, in virtù di un “sospettato rapporto intimo” tra Becciu e Cecilia Marogna, di cui mons. Perlasca dichiara di non sapere nulla: il fatto che il Promotore di giustizia abbia fatto riferimento alla moralità del cardinale, ha spiegato l’avvocato Marzo, determina la nullità del processo e della citazione a giudizio perché viziata.
Anche Luigi Panella, avvocato di Crasso, si è associato alla “radicale nullità del procedimento di citazione a giudizio” già denunciata da Viglione, citando l’interrogatorio del 29 aprile 2020, in cui viene chiesto insistentemente a mons. Perlasca di un incontro tra Tirabassi, Crasso e Torzi che secondo il monsignore non è mai avvenuto: secondo le nuove norme del processo vaticano, dove gli atti costituiscono una prova, tale prova risulterebbe quindi “fasulla”, perché “fa riferimento ad un fatto mai accaduto e ciò comporta la nullità radicale e assoluta” della citazione in giudizio.
Per quanto riguarda Ruggia, difensore di Cecilia Marogna, si tratta di “nullità fin dall’inizio del processo”. Il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, ha contestato invece la nullità delle citazioni a giudizio – “non capisco cosa non abbiamo dato e cosa manchi alla difesa, si tratta di eccezioni destituite da ogni fondamento”.
Il presidente Pignatone ha dato tempo fino a lunedì prossimo all’Ufficio del Promotore di Giustizia, per verificare quali parti mancanti ci siano negli atti, e ha rinviato la prossima udienza al 18 febbraio prossimo, alle ore 9.320, in cui “si valuterà l’eventuale riunione dei due tronconi dell’inchiesta e si deciderà anche sulle varie eccezioni presentate”.