Punto nascita del San Timoteo, Roma insiste: per Termoli destino segnato
Il tavolo tecnico ha ribadito la necessità di chiuderlo considerando che raggiunge molto meno dei 500 parti l’anno necessari per legge. Sotto la lente anche le criticità nella gestione dei privati. Toma chiede 38 milioni di premialità
Centoventi milioni di euro di deficit cumulato, 87milioni di debito pregresso e alcuni nodi irrisolti della sanità. E sotto la lente nel corso del tavolo tecnico convocato a Roma è andato a finire anche il punto nascita del San Timoteo da anni al centro di battaglie a colpi di carte bollate.
Il punto nascita, infatti, non raggiunge i 500 parti l’anno per garantirne la sopravvivenza alla luce delle norme del decreto Balduzzi. Più volte si è, infatti, tentato di chiuderlo provocando i ricorsi a cui hanno partecipato cittadini e amministrazioni.
In trincea erano scesi anche i sindaci e tutti insieme avevano ottenuto il pronunciamento del Tar, a cui si è opposta l’Asrem in Consiglio di Stato, che aveva disposto la riapertura del punto nascita.
E nella riunione di ieri, martedì 12 aprile, il tavolo coordinato da Angela Adduce, stando a quanto si legge su Primo Piano Molise, riprendendo le ripetute messe in mora da parte del Comitato per il percorso nascita, ha ribadito che il punto nascita di Termoli va chiuso.
E’ stata valutata anche la pronuncia del Tar, che non ha detto, hanno rilevato i tecnici, che il reparto non può essere dismesso ma che il provvedimento va motivato e vanno organizzati percorsi sicuri e alternativi per le future mamme.
Sul punto, il presidente commissario Donato Toma era preparato. La sollecitazione gli era già arrivata. Il reparto è molto sotto i 500 parti all’anno che le norme di settore richiedono. “La mia posizione ha come priorità la tranquillità e la sicurezza delle partorienti – ha affermato Toma – Quindi credo che chiederò una programmazione all’Asrem per quella che definisco una riorganizzazione dei parti”.
Il destino del punto nascita quindi sembra segnato. Il tavolo tecnico, però, ha avanzato anche delle critiche sulla gestione dei privati a cui la struttura commissariale ha chiesto di poter erogare l’extrabudget del 2019.
Per quanto riguarda la questione dei Lea c’è anche la bocciatura sugli screening. “Dobbiamo accelerare ma già lo sapevamo e dobbiamo integrare i flussi con dati nuovi”, ha affermato ancora Toma che ha anche chiesto di sbloccare i 38milioni di euro per i fondi premiali che sono ancora fermi a Roma.
Sta, invece, per essere formalizzato l’ok al progetto di centro Covid dell’ex hospice del Cardarelli che una volta fuori dalla pandemia resterà come intervento strutturale.