“Se questo è un uomo”, studenti del Boccardi-Tiberio a lezione con il professor Luciano Zani

L’incontro di questa mattina con gli studente è stato l’ultimo di una serie di appuntamenti nell’ambito della mostra biografica su Primo Levi – “Se questo è un uomo” allestita all’I.I.S. Boccardi- Tiberio di Termoli
Si è chiusa oggi, lunedì 13 febbraio, con l’illustre presenza del prof. Luciano Zani vice-presidente dell’A.N.R.P., professore emerito di storia contemporanea presso l’Università di Roma, la mostra biografica su Primo Levi – “Se questo è un uomo” allestita all’I.I.S. Boccardi- Tiberio di Termoli.
L’incontro di questa mattina con gli studente è stato l’ultimo di una serie di appuntamenti nell’ambito della mostra inaugurata lo scorso 27 gennaio in occasione del “Giorno della memoria” ed organizzata dal circolo ANPI “ Primo Levi” di Guglionesi, dal Parco Letterario e del Paesaggio “F.Jovine”, dal circolo Arci di Guglionesi, dall’I.I.S. Boccardi-Tiberio in collaborazione con altre istituzioni e istituti scolastici.
Il prof Zani che ha collaborato alla costruzione della mostra permanente “Vite da I.M.I.” allestita a Roma in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri ha parlato oggi agli studenti termolesi ripercorrendo la drammatica vicenda storica importante, ma poco conosciuta, dei circa 650 mila militari italiani che vennero catturati dai Tedeschi, all’indomani dell’armistizio dell’otto settembre del 1943, e che furono deportati nei lager nazisti.
Considerati dal regime nazista come “Internati militari italiani, i soldati italiani furono privati delle tutele garantite ai prigionieri di guerra (dalla Convenzione di Ginevra); sottratti alla protezione della Croce Rossa internazionale; obbligati al lavoro, in condizione di schiavitù, per incrementare la produzione bellica. All’arrivo nei lager venne loro proposto di scegliere tra il ritorno in Italia, a condizione di aderire all’esercito fascista della Repubblica Sociale Italiana, o l’internamento nel lager stesso. Segregati e sottoposti a ogni forma di violenza fisica e psicologica, risposero, in larghissima maggioranza, “no” e diedero inizio a quell’incredibile e spontaneo movimento di ribellione militare di massa definito “l’altra resistenza”.